Valle Brembana



Il MUSEO della Valle di Zogno in Valle Brembana favorisce anche attivita' culturali ed editoriali con pubblicazioni a disposizione dei visitatori. Nel 1982 a Stoccolma, la fondazione venne insignita di un prestigioso premio internazionale. Le presenze medie annue, al Museo della Valle Brembana di Zogno, raggiungono le 5.000 unita' e gli appassionati che volessero usufruire di una visita guidata, possono rivolgersi al custode.


La Sezione dei Minerali - Museo dei minerali a Zorzone Oltre il Colle - In questa sezione sono esposti oltre 2.000 minerali (di cui 500 reperti locali e gli altri provenienti da tutto il mondo) e 450 fossili. Particolare interesse mineralogico rivestono i minerali locali: galena (solfuro di piombo), blenda (solfuro di zinco), plattnerite, smithsonite, bournonite, malachite, wulfenite, enimorfite, idrozincite e auricalcite.


Risale all'inizio degli anni Ottanta l'idea di realizzare un museo che riunisse le molteplici testimonianze della storia umana e sociale di Valtorta e dell'alta Valle Brembana e che si presentasse, non solo come monumento di riscoperta e conservazione del passato, ma come originale proposta di rinascita culturale del paese. Interpreti concordi del progetto furono il comune e la parrocchia di Valtorta: grazie al loro impulso e con l'aiuto di un gruppo di volontari, fu reperito abbastanza agevolmente, tra la gente stessa di Valtorta, il primo nucleo della cospicua dotazione museale.


Nelle ampie sale del Museo San Lorenzo di Zogno si trovano anche numerosi ferri antichi, un'infinita'di oggetti appartenenti alle molteplici devozioni popolari, una raccolta di campane e pietre di manufatti della Valle Brembana. Il tutto e' esposto su tre piani: il primo e' dedicato agli affreschi, al Natale e alle Messa Grande il secondo ai Sacramenti, al Rosario e al funerale e il terzo alle devozioni popolari. Affianca il Museo di Zogno una raccolta di pergamene di cinquecentine, di seicentine e di opere varie; e' presente inoltre un esposizione paleontologica di pesci fossili anche di rilevanti dimensioni.


Il visitatore e' guidato alla visita da una serie di pannelli didattici illustrativi, che lo introducono alla conoscenza del mondo dei fossili e delle ricchezze naturalistiche della Valle Brembana. L'interesse per i fossili in Valle Brembana vanta una lunga tradizione, basti pensare che gia' nel secolo scorso erano noti i cospicui giacimenti anisici di Lenna, ladinici di Scalvino e carnici a Dossena che attirarono l'attenzione dell'abete scienziato Antonio Stoppani, per non parlare del naturalista sanpellegrinese don Enrico Caffi, il primo che abbia rinvenuto in valle un esemplare di pesce fossile, reperito nel 1902 nel territorio di San Pellegrino Terme.


Un tempo il borgo era al centro dei commerci che si svolgevano con la Via Mercatorum ed era sede di un importante mercato. Sul finire del Cinquecento la sua fortuna comincio' a declinare in seguito alla costruzione (nel 1592) della nuova strada di fondovalle, la priula, la quale attraversava tutta la Valle Brembana ma non toccava piu' il Cornello che in tal modo rimase piuttosto isolato, perdendo l'importante funzione di accordo tra la media e l'alta valle che aveva svolto fino a quel momento. Il secolare isolamento ha favorito la conservazione dell'originario tessuto urbanistico che e' caratterizzato dalla sovrapposizione di quattro diversi piani edificativi.


La presenza dell'uomo selvatico sui muri del palazzo di Oneta e' stata presa per l'originale matrice della maschera di Arlecchino: nell'immaginario popolare l'uomo selvatico e' infatti brutale, ma insuperabile espressione di vitalita', idice estremo di quanto puo' sopportare ed escogitare contro i rigori della fame, del freddo e della miseria. E' fuor di dubbio, infatti, che la primitiva gestualita' di Arlecchino, rivelatasi solo nella rozza tipologia dello Zanni e raffinitasi solo nelle piu' tarde esperienze teatrali, fu in origine grottescamente desunta da una goffa e istintiva animalita' che poco si discosta dalle fattezze rustiche e villane dell'homo selvaticus.