Valle Brembana

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Il De Calvi, viene aggiunto successivamente in onore della famiglia Veneta che fece di MOIO la sua residenza. Il poggio di Moio venne scelto come residenza di villeggiatura della nobile famiglia Calvi d'origine veneziana, che aveva in zona un'ampia riserva di caccia. A lungo andare qualcuno dei discendenti vi fisso' stabilmente la propria dimora, integrandosi con i residenti locali, che erano dediti all'attività contadina. Ed infatti ancora oggi, accanto ad articolate architetture contadine rustiche e porticate, tipiche della vallata, si notano altri edifici di tono superiore, con decorazioni e fregi riconducibili allo stile veneziano.


Olmo presidiava sulle rive del Brembo gli sbocchi ravvicinati della Valle Stabina e della Val Averara, dove confluivano le strade che salivano ai varchi prospicenti la Valsassina. videntireminiscenze di nobilta' ancor oggi si notano nelle architetture e nelle decorazioni dei nuclei di Cugno, Portici, Malpasso, Cigadola. In questi centri infatti si intrecciano e si sovrappongono gli interessi legati alla "via del ferro" e alla "Priula" e alle opposte influenze: milanese e veneziana, che cercavano di avvantaggiare le rispettive economie. Per tutti c'era comunque posto all'Albergo della Salute, che ancor oggi in piena attivita'.


Anticamente Oltre il Colle non era che una frazione di Serina. Nel 1569 ne fu fatta una reale divisione per qui risale a questo anno la nascita vera e propria del Comune di Oltre il Colle. Molto fiorente fu l'industria delle picche (tipicamente locale) di continuo incoraggiata dalla Signoria, che anzi in piu' riprese nel 1641, nel 1644 ed anche nel 1654, ne ordino' a migliaia affinche' le maestranze non fossero costrette all'immigrazione. Rispetto alla Valle Brembana Oltre il Colle e' di qua del colle di Zambla che dovrebbe essere il naturale punto di riferimento cui allude il nome.


Bisogna andarci apposta e ci vuole un po' di tempo per arrivare ad Ornica; eppure quando si e' qui si scopre una comunita' che non si e' chiusa nell'isolamento, anche perche' favorita dalla possibilita' di accedere, attraverso il Passo di Salmurano, al versante valtellinese e al territorio dei Grigioni, che storicamente si sono sempre rilevati attenti alle istanze riformiste. Di questo valico, come di quello limitrofo di San Marco, approfittarono quasi certamente anche i pittori Baschenis della Valle Averara nelle continue peregrinazioni che li portarono ad esportare in Valtellina e nelle Valli Giudicarie la loro arte arricchita ogni volta dei fermenti e delle istanze desunte dall'integrazione delle diverse culture alpine con cui venivano a contatto.


Nodo di confluenza delle strade che risalgono i principali rami del Brembo, Piazza era sede del Vicariato amministrativo dell'Alta Val Brembana che comprendeva i comuni oltre la Goggia. Attualmente e' sede della Comunita' Montana Valle Brembana ed ospita un importante mercato settimanale che e' appuntamento fisso degli operatori zootecnici della zona.


Piazzatorre, deriva il suo nome da "PIAZZA" inteso come sinonimo di "piano" e da torre (probabilmente una antica torre che caratterizzava in epoca remota il centro della Val Torcola. Piazzatorre e' un'affermatissima stazione turistica invernale ed estiva, sempre animata da interessanti proposte d'intrattenimento e di evasione ricreativa. D'estate gode infatti il clima fresco e salubre delle abetaie che la circondano, mentre d'inverno accede agli impianti sciistici di Piazzo e Monte Torcola.


L'economia del centro e' stata legata per secoli alla pastorizia all'agricoltura (si coltivava anche la biada !" e al lavoro dei boscaioli e dei carbonai (produzione del carbone di legna). Cento anime, meno di un condominio di citta', fanno un comune. Ci si stupisce, anche se, in verita', Piazzolo non e' comune meno popolato; proprio in Val Brembana c'e' Blello con qualche abitante di meno.Da qualche tempo si va dicendo che sono comunita' troppo piccole per essere gestite con sufficiente economia e si studiano proposte per meglio organizzare le voci improduttive. Eppure bisogna tener conto che gli abitanti non vogliono rinunciare all'autonomia che li ha visti affermarsi anche in tempi di difficile sopravvivenza. Per di piu', se il principale fattore di salvaguardia del territorio montano e' l'uomo, non e' facile pensare che lo scollamento dei servizi di base corrisponda alla volonta' di meglio organizzarli in termini di efficacia ed efficienza.


Ponteranica Alta - Il centro principale (m. 380 s.l.m.), disposto su un dolce pendio tra i due rami sorgentizi del Morla, e' costituito da un borgo lineare che si snoda lungo una strada in salita. Osservando le mappe dell'ottocento si nota che la cortina edilizia era disposta a valle della strada e la frantumazione della proprietà era notevole, a prova di una ricchezza diffusa. Gli accessi alle case si aprivano a monte, mentre le facciate continue risultavano disposte a mezzogiorno. Nella parte alta, verso monte, sorge un eccezionale complesso monumentale, costituito dalla parrocchiale quattrocentesca, dalla chiesa settecentesca di S. Pantaleone e dal cosidetto Battistero (in realtà ossario) barocco. Notevoli alcune vie gradinate che convengono verso il sagrato. Caratteristici i tessuti murari, con pietra squadrata a vista, della chiesa parrocchiale e di alcuni edifici antichi.


Al centro della Valsecca, in un pianoro soleggiato che si apre tra le verdi abetaie (da qui il termine ronco). Che il luogo sia bello e' evidente; e così parve anche a Vittorio Emanuele II che, si dice, gli attribuì il nome di Roncobello. La prima contrada che si incontrera' e' Bordogna, con nuccleo fortificato della "Torre" e la cappella di San Rocco eretta a suffragio dei morti della peste (1630). Il nucleo di Forcella, patria del Cardinale Cavagnis (1841-1906), e' sull'antico bivio per la Val Fondra, con la chiesetta preziosamente affrescata cui e' annesso un portico per il ricovero dei viandanti. Proseguendo si incontra Baresi, che custodisce ancora il nucleo storico da cui nel '400 i pittori Bonetti emigrarono a Bergamo e a Venezia. Infine, dopo Roncobello, alla testata della valle c'e' appunto Capovalle, con la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve. Da qui la strada carrozzabile si addentra nella pineta e sale alla conca di Mezzeno, punto di partenza per escursioni ai Laghi Gemelli, al Rifugio Alpe Corte, al Lago Branchino, al Sentiero dei Fiori e al Pizzo Arera.


San Giovanni Bianco offre parecchi spunti di interesse per il visitatore, a cominciare dal centro storico che conserva gran parte della sua primitiva struttura: i ponti romanici, il tracciato della Strada Priula, la suggestiva Piazza Zignoni, le eleganti linee della chiesa parrocchiale, il quattrocentesco palazzo Boselli, attuale residenza parrocchiale, considerato tra gli edifici piu' signorili dell'intera Valle Brembana, ricco di saloni pregevolmente affrescati e abbelliti da una superba collezzione di quadri. Il piano terra e gli scantinati di palazzo Boselli sono da qualche anno adibiti a locali espositivi dove trovano spazio mostre di varia natura, rese piu' apprezzabili dalla bellezza degli ambienti.


Centro ed economia rurale sino alla fine dell’800, San Pellegrino Terme è diventata, grazie allo sfruttamento delle sue acque, una fra le più rinomate città termali della Lombardia. San Pellegrino Terme porta il nome del martire Santo primo vescovo di Auxere in Francia nel Secolo III. San Pellegrino Terme è un centro, notissimo per proprieta' terapeutiche delle sue fonti, conosciute sin dal 1200 fu sempre un grande richiamo fin dai tempi remoti, quando specialmente da Venezia era accorrere per far "la cura" delle sue acque, particolarmente efficaci contro l'uricemia e la calcolosi dei reni.


Santa Brigida dipendeva dalla plebania di PRIMALUNA nella Valsassina. Un tempo molto fiorente era la fabbricazione dei chiodi da cavallo che si producevano nelle cosidette "chioderie". Il ferro occorrente veniva prima preparato nelle grandi fucine che si trovavano a CASSIGLIO. Molto diffuso era anche il mestiere di carbonizzare la legna (far la carbonella), abbinato a quello del boscaiolo. La tradizione vuole che il paese di Santa Brigida sia dedicato alla badessa benedettina che qui esercito' il suo apostolato.


Sedrina vanta ottime prerogative, sopratutto quando esibisce la facciata rinascimentale della chiesa parrocchiale, che puo' dirsi il miglior omaggio alla terra brembana dell'architetto Mauro Codussi di Lenna, famoso per le chiese ed i palazzi realizzati a Venezia. Sedrina diede i natali anche a Pietro Isabello da Cler (architetto rinascimentale a Bergamo) e a Pietro Ronzoni, illustre paesaggista dell' '800. Sono originari della Botta i Conti Vitali, che ebbero tra i membri di famiglia illustri prelati: il Cardinal Giovanni (1305) e Maffeo vescovo di Mantova nella prima meta' del '600.


Serina era sorretta anche dai profitti della lavorazione della lana e della fabbricazione artigianale dei chiodi prodotti col ferro estratto dalle vicine miniere. La comunità si arricchì cosi' di opere pregevoli, grazie alla disponibilità di capitali e grazie sopratutto all'apporto di artisti originari, quali appunto Palma il Vecchio e Palma il Giovane. L'intraprendenza della popolazione, che gia' nel '200 provvide a riscattarsi dal regime feudale e piu' tardi invase di idee e creatività la stessa Venezia, oggi si applica con successo anche la recettività turistica.


Il territorio di Sorisole e' costituito dalle seguenti località: Sorisole capoluogo, la frazione di Petosino, la frazione di Azzonica, e dai nucclei edificati storicamente riconosciuti dalla comunità che sono: Premerlino, Comunelli, Botta Alta, Serit (Grom), Sant'Ana, Grumel mez, Boscalgisi, Madonna dei Campi, Rigla, Botta Bassa, Laxolo, Castel dè Pilis e Canvarola-Valli. Il territorio del Comune di Sorisole si estende per chilometri quadrati 12,82 e confina con i comuni di Zogno, Ponteranica, Bergamo, Paladina, Almè, Villa d'Almè e Sedrina.


Il comune di Taleggio raggruppa le localita' di Sottochiesa, Pizzino, Olda e Peghera. La soleggiata esposizione dei borghi lungo i declivi conferisce al paesaggio note d'inconfondibile dolcezza alpina, tali da giustificare l'appellativo di "piccola Svizzera". A Taleggio sono tipici gli edifici con i tetti a forte pendenza, ricoperti da pietre sovrapposte a gradini.


Qui passava la strada che, dalla corte di Almenno e sul versante opposto a quello che sara' poi aperto dalla Priula, costeggiava il Brembo e superava il torrente Brembilla per immettersi nella piana di Zogno. Tra le curiosita' attuali si puo' ricordare che il digradante arroccamento di Ubiale , ben visibile dalla statale, da' uno spettacolare risalto alla caratteristica illuminazione che viene predisposta per la festa della Madonna del Rosario.


E' la zona di Valleve, che in epoca feudale dipendeva dai monasteri di Astino e Pontida, ai quali i "Capitanei" di Valleve (i Cattaneo di oggi) dovevano riconoscere un tributo annuo per il reddito delle cave di "piöde" e delle miniere di ferro, rame e argento. A questo proposito e' curioso annotare che gli abati pensarono bene di integrare la percentuale di ferro a loro dovuta con altrettanti pesi di formaggio, sapendo che nel periodo estivo, in cui no si poteva lavorare in miniera per l'alto tasso di umidita', i valligiani non restavano inoperosi, ma si dedicavano all'alpeggio. La valle si affaccia dal Passo di Tartano, dove i Cattaneo avevano uguali interessi per l'uso di pascoli e miniere.


Esser boscaioli di Valnegra, con qualcosa di misterioso nel nome che poteva voler dire esser cresciuti dove bisognava saper dominare eventi difficili, era un titolo di credito nel mercato della professione. Ed infatti la loro abilita' non era inferiore alle aspettative che quotavano al rialzo la loro specializzazione in Italia e all'estero. Si spiega così come Valnegra una piccola comunità abbia potuto arricchire di opere d'arte la propria chiesa, pur dovendo ricostruire l'antico edificio. Nella storia recente Valnegra viene ricordata come prima sede di scuola superiore della Valle, sorta nel 1865 nel Collegio S. Carlo dell'Opera Pia Gervasoni. Qui si formo' per anni la classe dirigente della borghesia vallare, per cui l'istituzione veniva ironicamente definita "la Sorbona di Gogìs". Oggi ospita la scuola media intercomunale e c'e' da augurarsi che qualche "oculato" provvedimento ministeriale non intervenga a chiuderla, favorendo l'emigrazione di quanti, anche a costo di sacrifici, abitano la valle che amano, ma non pensano per questo di dover ulteriormente sacrificare i propri ragazzi a prolungati ed assurdi trasferimenti.


Tra i piu' illustri discendenti di emigranti locali approdati a Venezia si ricorda con orgoglio la figura di Girolamo Ragazzoni, che fu vescovo di Bergamo e nunzio apostolico a Parigi, oltre ad essere stato attivo protagonista del Concilio di Trento. Attualmente Valtorta mira ad essere un centro montano capace di arrestare il fenomeno dello spopolamento con interventi di qualificazione dei prodotti tipici caseari e con proposte di integrazione turistica che abbinano ai valori ambientali l'approfondimento delle testimonianze etnografiche. Dispone anche di moderni impianti sciistici con collegamento alla valsassina (Piani di BOBBIO) e la nuova Pista di Fondo di Ceresola.


La parrocchia di Vedeseta e' rimasta incardinata nella diocesi di Milano fino al 1995, quando il cardinal Martini e il vescovo Amadei sottoscrissero l'accordo per il suo passaggio alla diocesi di Bergamo. L'apparente estraneita' era comunque giustificata dalla stessa conformazione orografica, che rendeva piu' agevoli le comunicazioni con la Valsassina piuttosto che con le altre contrade brembane sottomesse a Venezia. Del resto il mercato milanese assorbiva senza problemi la produzione locale del "Taleggio", che faceva bella mostra di sè anche sulle tavole dei nobili per il gusto particolare che questa pasta morbida assumeva dalla lavorazione e dalla stagionatura alpestre. Oggi lo storico itinerario pedemontano di Vedeseta e' ripercorso da una panoramicissima carrozzabile che raggiunge Avolasio e, attraverso il passo Culmine di S. Pietro, scende a Barzio in Valsassina.


Villa d'Almè centro prevalentemente residenziale della collina Bergamasca allo sbocco della Valle Brembana, conserva rilevanti insediamenti industriali (Linificio e Canapificio nazionale) e una discreta attività artigianale e commerciale. Dista da Bergamo nove chilometri. Si estende su una superficie di 6,36 chilometri quadrati, partendo dai 243 m. slm del Brembo ai 601 m. slm dei colli. Ad ascoltare gli storici col nome generico di "Villa" erano comunemente chiamati i piccoli centri rurali di pertinenza di una chiesa plebana o di una corte signorile. "Villa Lemensis" e' il nome del nostro paese come compare per la prima volta nel 1025.


Il centro storico di Zogno è ben tenuto con i suoi stretti vicoli e piazzette ci sono antichi palazzi e botteghe. Da visitare e' senza dubbio il "Museo della Valle" dove sono custoditi oggetti che testimoniano l'evoluzione della civilta' della Valle nel corso dei secoli. Zogno dette alla luce anche personaggi di notevole spessore come il grande poeta dialettale Pietro Ruggeri da Stabello e l'onorevole Bortolo Belotti insigne storico, sua e' la monumentale Storia di Bergamo e dei Bergamaschi. Da vedere a Zogno anche la parrocchiale di San Lorenzo ricca di dipinti di grande pregio. Di rilievo anche il Convento di Romacolo (XV Secolo). Rinomato a Zogno e' anche l'aspetto culinario con ristoranti e trattorie che servono piatti locali della tradizione bergamasca. La sagra del paese di Zogno si svolge ad Agosto (San Lorenzo).